
Quella volta che Bradley Cooper fece la spesa da Cazzamali (e nessuno se ne accorse).
Succede così, alle volte.
Sei lì che affetti una sottofesa di Fassona con la precisione di un chirurgo zen, mentre fuori dalla porta c’è una Panda grigia in seconda fila, parcheggiata come solo gli americani in incognito sanno fare.
Entra un uomo. Alto. Belloccio. Occhiali da sole, sorriso da uno-che-non-è-nato-a-Crema. Dice “buongiorno” con quell'accento che tenta di essere lombardo ma finisce per essere da doppiaggio RAI. Poi guarda le bistecche come se stesse cercando di scegliere la colonna sonora della vita.
E tu? Tu niente.
Tu sei lì che pensi “Franco, dove l’hai visto questo qui? Da qualche parte, ma dove? Magari al Vinitaly?!” Ma non lo riconosci. Non capisci. Non realizzi che davanti a te, in quell'istante qualunque di un martedì come tanti, c’è Bradley Cooper. Quello vero. Non un sosia di Paderno Dugnano.
Era in Italia per girare Maestro, un film su Leonard Bernstein. Una storia d’amore, di musica, di tempo. E pare – dicono – che cercasse una carne speciale.
Pare che qualcuno gli avesse parlato di noi. Della nostra sottofesa di Fassona. Della nostra idea di carne come atto culturale. E lui, com’è suo stile, non ha mandato un assistente, è venuto di persona a Romanengo. A fare la spesa! Solo che nessuno lo sapeva.
È stato Danilo, settimane dopo, a notarlo su Netflix. “Ehi! Ma quello lì… è quello che ha preso due lingotti e mezzo chilo di crudo? Quello che ha chiesto se facciamo anche la tartare ‘to go’?”
Silenzio. Flashback. Silenzio.
Lascio andare l’affilacoltelli. Raffaella sbianca. Marco fissa il vuoto per venti secondi netti, poi mormora: “E io che gli ho detto che per me Una notte da leoni era troppo fracassona…”
Franco però interviene: “Non ha preso due lingotti. Cosa ha preso?” Nessuno lo ricorda bene e da quel giorno dai Cazzamali si è aperto il toto-taglio.
La sottofesa che sussurrava ai coltelli.
Per Franco probabilmente era lei, la sottofesa. Ma nessuno è in realtà in grado di confermarlo. Un taglio che va ascoltato, capito. Porta dentro una disciplina nascosta, la calma e la forza delle cose fatte bene.
Noi la lavoriamo perché arrivi al cliente rifilata e squadrata: niente nervi, grasso o membrane, solo carne pronta da usare. Se Bradley l’ha scelta, probabilmente ha colto questo suo valore. Magari uno di noi glielo ha pure raccontato, pensando di parlare con un turista amante della buona cucina.
Chissà, può essere andata così.
Il crudo che non mente mai.
Forse invece non era un taglio da cuocere, ma un crudo, sostiene Raffaella. Carne nuda e sincera. La guardi e capisci subito che è perfetta, il tipo di prodotto che ti sfida: “assaggiami così e scoprirai il meglio”.
Chi conosce il nostro crudo sa che offre solo certezze: gusto pieno, sicurezza assoluta, eccellenza in purezza. Ma lui? Come faceva a saperlo? Già, forse glielo ha detto qualcuno. Una comparsa delle nostre parti con cui si è trovato a lavorare, qualche amante della carne con cui ha interagito negli ultimi giorni.
Sì, ecco chi può essere stato: uno chef o un ristoratore della zona dei laghi, un nostro cliente affezionato. Ma chissà chi dei tanti.
Fatto sta che da quel giorno, il dilemma su cosa chiese Bradley Cooper al banco dei Cazzamali è diventato leggenda. Forse era sottofesa. Forse crudo. Forse un paio di lingotti. Forse era solo una visione.
Ma una cosa è certa: se un giorno, tra i nostri tagli, vi sembra che ce ne sia uno con un’aria un po’… internazionale, non fate domande. Alcune bistecche hanno visto cose che noi umani possiamo solo immaginare.
E se chiedete “È vero che Bradley Cooper è venuto qui?”, vi risponderemo:
“Questo non possiamo dirlo. Ma se fosse successo, sarebbe andata esattamente così.”
Per sentirvi un po’ come a Hollywood, la sottofesa e il crudo vi aspettano — insieme a tutto il resto. Chiamateci, scriveteci o passate a trovarci.
Noi ci saremo. Con o senza Bradley.
Un saluto.
Famiglia Cazzamali.